Undici canzoni, una piccola storia melodica, del paese dei balocchi e di tutti i suoi pinocchi.
Release album 29 aprile 2022
«È un disco vintage come i vestiti, come i vinili, come i ricordi che restano nascosti in soffitta dentro i vecchi bauli e arriva dalla Romagna, quella antica e quella nuova, dove il frastuono dell'estate si disperde più lentamente, e l'autunno si veste di malinconia.
È un racconto intimo e di frammenti umani, della necessità di musica, di una strana e pandemica realtà che stava stranamente entrando nelle nostre vite, e che si tramutava in voglia di correre lungo le rive dei fossi e nel desiderio di poesia come rifugio emotivo.
È una piccola lucertola dentro la tasca della giacca del gigolò.
È semplicemente la vita che gira»
Eugenio BalzaniIl suono di ItaliòPolis nasce dall’idea di un gruppo di amici, i membri della band che ha suonato il disco, e da un sound vintage anche grazie al piano elettrico Wurlitzer preso in permuta da Eugenio proprio per le registrazioni del disco stesso: un home-studio, una vecchia scheda Pro Tools, l'editing finale e il missaggio di Marco Mantovani, che si occupa della sua musica dai tempi di Musicultura 2002.
Un po' alla volta il suo mix ha preso forma per essere poi ultimato e masterizzato da Giovanni Versari.
Undici canzoni per un racconto unico, racconto di uno Stato che spesso non c'è, che a volte assomiglia ad una grande e confusa città, come in un gioco o in un fumetto.
Si parla dei suoi strani abitanti, gli Italiani, sempre meno riconoscibili, sicuramente spaventati dalla pandemia, ma già da prima predisposti ad una collera collettiva che spaventa anche più dei virus.
Tutte le canzoni sono state scritte e composte da Eugenio Balzani, anche voce e chitarre. Christian Ravaglioli: piano Wurlitzer e synth; Alfredo Gentili: basso; Gianluca Donati: batteria; Paolo Fantini: fiati
Marco Mantovani: editing e missaggio.
Giovanni Versari: Mastering presso studio “La Maestà”.
TRACK BY TRACK
Samurai
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La globalizzazione è veicolata dai Social Media che stanno, nel bene e nel male, ridisegnando un mondo nuovo nell'ambito delle relazioni umane. Una specie di Torre di Babele dove però la vita vera, quella di chi scappa per fame o per guerre, è percepita sempre più lontana da noi.
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